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al testo di cristina bizzarri
Gli oggetti celesti
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Quando l'ora è un buco che inghiotte - buco nero deserto di stelle, di una luce qualunque che illumini e svegli - ecco un cielo confuso che vomita azzurro sulla terra crollata in se stessa. Senza ali né corna né coda, senza mani né voce né piedi - il sestante ha perduto gli oggetti celesti. Arcipelaghi furono alghe di futuri passati e tornati domani sul riflesso di mari obliqui, lontani.
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Antonio Aiello
- 24/05/2015 16:28:00
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E’ l’ora dell’inghiottimento dell’esistenza (che mi pare di poter intendere in senso esistenzialistico) e del collassamento della terra; il cielo è confuso e sa solo vomitare l’azzurro e non c’è traccia di oggetti celesti. I mari sono divenuti obliqui e lontani e i loro riflessi ospitano oggetti di futuri passati.
E’ l’ora della poetica nausea esistenziale bizzarriana?... Saluti e complimenti!
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Ferdinando Battaglia
- 23/05/2015 21:03:00
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Cè chi sceglie la parola azzurro, chi la parola vomito; restano comunque quelle alghe a dirci un destino, che se fatto di nulla in una forma è pur sempre testimoniana di sé (del nulla), oppure un nulla privo di forma, un nulla sostanziato di nulla. Allottimismo di Lorenzo, e alternativo ad un radicale pessimismo, eludendo ancora una risposta fideista, mi lascio affascinare dalla tua scrittura, così capace di formulare in pochi e bei versi la questione del Mistero, da tradire unintelligenza che schiude una possibilità, uno stupore non casuale che può significare una profezia. " Senza ali né corna né coda, senza mani né voce né piedi - il sestante ha perduto gli oggetti celesti. ". Sono versi sublimi, di unelevata densità, si interpretano in chiavi diverse, ma certo prediligo una loro lettura in chiave spirituale o filosofica.
Ciao, Prof..
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Luciano Rosario Capaldo
- 23/05/2015 17:54:00
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Alla fine apparteniamo tutti a quel buco nero senza tempo o per il quale il tempo non conta, senza confini o per il quale i confini non contano. Siamo parte e siamo tutto luniverso. Meravigliosa poesia o riflessione...
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Silvia De Angelis
- 23/05/2015 08:59:00
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Siamo inermi di fronte ai cambiamenti delluniverso e accettare con serenità, eventi imprevedibili, ci crea un senso di disagio.... Molto originale e apprezzata questa tua... Buon sabato, Cris, silvia
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Robert Wasp Pirsig
- 22/05/2015 22:18:00
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Vedi come la parola torna nuova quando scrolli le spalle? La duttilità è il profilo più interessnte dellessere creativo: langelo, ancora.
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Laura Costantini
- 22/05/2015 22:07:00
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Qesto senso di smarrimento che è evocato dalla tua poesia questo naufragio da disperato ubriaco può facilmente trasformarsi in meraviglia, in stato debbrezza in senso positivo, in fondo questo cielo, o anima, confuso, vomita AZZURRO! Bella e musicale!
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Lorenzo Mullon
- 22/05/2015 20:33:00
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ah sarei tentato di dire che è una mancanza di confini "oggettiva" sta di fatto che è così quello che ostacola la comprensione sono le idee che abbiamo su di noi ma in natura siamo senza confini la pelle? la nostra vera pelle è luniverso senza luniverso intero saremmo morti, non saremmo nemmeno nati e quindi il nostro corpo è tutto luniverso proprio impossibile capirlo, anzi, sentirlo?
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Cristina Bizzarri
- 22/05/2015 20:27:00
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Non lo so Lorenzo, so che tu questa mancanza di confini la vivi e la canti e comunichi, e non hai paura di perdere nulla. Ti invidio. In senso buono eh! :-)
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Lorenzo Mullon
- 22/05/2015 20:20:00
[ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]
un bel tema così lontani così vicini siamo attraversati dagli oggetti celesti, dalle loro auree, dalle loro onde fino a farne parte siamo allinterno del sole, ma è anche il sole allinterno di noi della nostra aurea, delle nostre onde lo sguardo abbraccia linfinito, noi siamo lo sguardo e quindi siamo infiniti i limiti esistono solo se ci focalizziamo sui limiti dove sono i nostri confini?
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