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Gli oggetti celesti

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Quando l'ora è un buco che inghiotte -
buco nero deserto di stelle,
di una luce qualunque che illumini
e svegli -
ecco un cielo confuso che vomita azzurro
sulla terra crollata in se stessa.
Senza ali né corna né coda,
senza mani né voce né piedi -
il sestante ha perduto gli oggetti celesti.
Arcipelaghi furono alghe
di futuri passati e tornati domani
sul riflesso di mari obliqui, lontani.

 Antonio Aiello - 24/05/2015 16:28:00 [ leggi altri commenti di Antonio Aiello » ]

E’ l’ora dell’inghiottimento dell’esistenza
(che mi pare di poter intendere in senso esistenzialistico)
e del collassamento della terra;
il cielo è confuso e sa solo vomitare l’azzurro e non c’è traccia
di oggetti celesti. I mari sono divenuti obliqui e lontani e i loro
riflessi ospitano oggetti di futuri passati.

E’ l’ora della poetica nausea esistenziale bizzarriana?...
Saluti e complimenti!

 Ferdinando Battaglia - 23/05/2015 21:03:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

C’è chi sceglie la parola azzurro, chi la parola vomito; restano comunque quelle alghe a dirci un destino, che se fatto di nulla in una forma è pur sempre testimoniana di sé (del nulla), oppure un nulla privo di forma, un nulla sostanziato di nulla.
All’ottimismo di Lorenzo, e alternativo ad un radicale pessimismo, eludendo ancora una risposta fideista, mi lascio affascinare dalla tua scrittura, così capace di formulare in pochi e bei versi la questione del Mistero, da tradire un’intelligenza che schiude una possibilità, uno stupore non casuale che può significare una profezia.
"
Senza ali né corna né coda,
senza mani né voce né piedi -
il sestante ha perduto gli oggetti celesti. ".
Sono versi sublimi, di un’elevata densità, si interpretano in chiavi diverse, ma certo prediligo una loro lettura in chiave spirituale o filosofica.

Ciao, Prof..

 Luciano Rosario Capaldo - 23/05/2015 17:54:00 [ leggi altri commenti di Luciano Rosario Capaldo » ]

Alla fine apparteniamo tutti a quel buco nero senza tempo o per il quale il tempo non conta, senza confini o per il quale i confini non contano. Siamo parte e siamo tutto l’universo. Meravigliosa poesia o riflessione...

 Silvia De Angelis - 23/05/2015 08:59:00 [ leggi altri commenti di Silvia De Angelis » ]

Siamo inermi di fronte ai cambiamenti dell’universo e accettare con
serenità, eventi imprevedibili, ci crea un senso di disagio....
Molto originale e apprezzata questa tua...
Buon sabato, Cris, silvia

 Robert Wasp Pirsig - 22/05/2015 22:18:00 [ leggi altri commenti di Robert Wasp Pirsig » ]

Vedi come la parola torna nuova quando scrolli le spalle? La duttilità è il profilo più interessnte dell’essere creativo: l’angelo, ancora.

 Laura Costantini - 22/05/2015 22:07:00 [ leggi altri commenti di Laura Costantini » ]

Qesto senso di smarrimento che è evocato dalla tua poesia questo naufragio da disperato ubriaco può facilmente trasformarsi in meraviglia, in stato d’ebbrezza in senso positivo, in fondo questo cielo, o anima, confuso, vomita AZZURRO!
Bella e musicale!

 Lorenzo Mullon - 22/05/2015 20:33:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

ah sarei tentato di dire che è una mancanza di confini "oggettiva"
sta di fatto che è così
quello che ostacola la comprensione sono le idee che abbiamo su di noi
ma in natura siamo senza confini
la pelle?
la nostra vera pelle è l’universo
senza l’universo intero saremmo morti, non saremmo nemmeno nati
e quindi il nostro corpo è tutto l’universo
proprio impossibile capirlo, anzi, sentirlo?

 Cristina Bizzarri - 22/05/2015 20:27:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Non lo so Lorenzo, so che tu questa mancanza di confini la vivi e la canti e comunichi, e non hai paura di perdere nulla. Ti invidio. In senso buono eh! :-)

 Lorenzo Mullon - 22/05/2015 20:20:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

un bel tema
così lontani così vicini
siamo attraversati dagli oggetti celesti, dalle loro auree, dalle loro onde
fino a farne parte
siamo all’interno del sole, ma è anche il sole all’interno di noi
della nostra aurea, delle nostre onde
lo sguardo abbraccia l’infinito, noi siamo lo sguardo e quindi siamo infiniti
i limiti esistono solo se ci focalizziamo sui limiti
dove sono i nostri confini?

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